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CONTRATTURA O STRAPPO ?

Fisioterapia Roccella
CONTRATTURA O STRAPPO? CALDO O FREDDO?

Che cosa distingue una contrattura da uno strappo (vedremo più avanti che sarebbe corretto parlare di distrazione) o da un semplice crampo? È possibile capire che tipo di danno ha subito il muscolo e perché sia così importante la distinzione? Iniziamo col rispondere all’ultima domanda, perché è importante distinguere? Semplice, perché cambia completamente il modo di intervenire.
”Metto caldo o freddo?”
”Metto caldo o freddo?”, è la domanda che più frequentemente viene posta da chi subisce un danno muscolare.Per rispondere a questa fondamentale domanda è necessario individuare il tipo di trauma.

Che cosa distingue una contrattura da uno strappo (vedremo più avanti che sarebbe corretto parlare di distrazione) o da un semplice crampo? È possibile capire che tipo di danno ha subito il muscolo e perché sia così importante la distinzione? Iniziamo col rispondere all’ultima domanda, perché è importante distinguere? Semplice, perché cambia completamente il modo di intervenire.
Lasciamo, per il momento, da parte il crampo; immagino che, almeno una volta, ognuno di noi abbia avuto un crampo e quindi conosca la dinamica dell’evento doloroso – arriva improvvisamente e passa velocemente.

Dunque, caldo o freddo? Contrattura o distrazione? Partiamo col dire che l’associazione giusta è Caldo-Contrattura e Freddo-Distrazione, vediamo ora perché.



CONTRATTURA: È una condizione in cui il muscolo tende a rimanere in uno stato di “contrazione” innaturale e dolorosa che generalmente dura qualche giorno. Esistono anche forme di contratture che possiamo definire croniche, legate ad alterazioni posturali, per le quali il trattamento è legato al ripristino, ove possibile, della postura corretta eliminando, o riducendo in maniera sensibile, gli squilibri muscolari causa della contrattura “cronica”.
Al di là di questi casi, solitamente si verifica per eccessivi carichi di lavoro, mancanza di scarico fine sessione, posizioni scomode mantenute a lungo (pensiamo all’operatore di fronte al PC per 8 ore al giorno o alla casalinga che stira ceste infinite di panni), magari in condizioni di freddo. La natura della contrattura è paragonabile a quella del crampo, un muscolo che rimane in uno stato eccessivo di contrazione; la differenza è che nel crampo la contrazione è massimale e temporanea, nella contrattura è meno intensa ma duratura.
Poiché un muscolo quando si contrae si priva di sangue, il modo migliore di favorire la ripresa è quella di facilitarne l’afflusso attraverso l’applicazione di calore. Nel crampo, essendo un episodio di breve durata, l’applicazione di calore non rappresenta una indicazione al trattamento, solitamente basta allungare il muscolo colpito ed attendere qualche secondo.Nella contrattura è invece importante fornire calore al muscolo colpito; l’applicazione può essere ripetuta più volte al giorno per più giorni consecutivi.
Come si applica il calore? Alcuni rimedi casalinghi prevedono l’uso del phon o del getto d’acqua calda sotto la doccia.“Piuttosto che niente… meglio piuttosto!”.Se la contrattura è lieve, probabilmente, questi semplici rimedi potrebbero funzionare; se, invece, la situazione è decisamente più seria, sembra logico dover ricorrere a qualcosa di più specifico.Oltre al normale riposo, verranno impiegate tecniche diverse, dal massaggio a terapie strumentali in grado di arrivare molto più in profondità, esercizi di stretching controllato ed infine la ripresa della normale attività sia quotidiana che lavorativa. Poche sedute sono generalmente sufficienti a risolvere il problema.

DISTRAZIONE: Perché distrazione e non strappo? Perché lo strappo indica l’evenienza peggiore nella categoria delle distrazioni. Abbiamo distrazioni di I, II, III grado, in base alla quantità di fibre che vengono lacerate durante il trauma. Nello strappo si verifica un distacco massivo, o addirittura completo, del muscolo ed in questi casi il trattamento è chirurgico.
Perché applicare il ghiaccio? Perché quando si crea una lesione muscolare, piccola o grande che sia, bisogna, innanzitutto, limitare lo stravaso ematico e l’applicazione del ghiaccio favorisce la vasocostrizione. Gli errori più comuni riguardano molto più l’applicazione del ghiaccio che non del calore. Non vale la regola: più freddo è...meglio è!
Non bisogna neanche pensare che più tempo equivalga a velocizzare la guarigione. L’applicazione del ghiaccio, che in ambito fisioterapico prende il nome di crioterapia, deve seguire delle regole ben precise per essere efficace. Innanzitutto il tempo: non più di 15-20 minuti ad applicazione e almeno 2-3 ore tra un’applicazione e l’altra. I mezzi usati: dalla classica borsa del ghiaccio al cold pack (sacchetti di gel che vengono messi in freezer ed usati all’occasione, e che, personalmente, ritengo la soluzione più comoda e sicura), dalla bomboletta spray all’acqua fredda, sono metodi sicuri e corretti. Da evitare, invece, sono i classici blocchi refrigeranti che si tengono nelle borse termiche o la vecchia fetta di carne presa direttamente dal surgelatore; il motivo è semplice: si tratta di materiali troppo rigidi che non sarebbero i grado di raffreddare in maniera uniforme il distretto interessato non potendosi adattare alla forma, per cui produrrebbero un raffreddamento eccessivo in piccolissime aree, senza ottenere nessun risultato.



L’applicazione del ghiaccio ha senso per i primi giorni, non oltre la prima settimana dall’infortunio, quindi nella fase acuta, dopodiché può essere sospeso non avendo più alcuna funzione.

Soprattutto nel caso di di distrazioni sarà necessario un corretto percorso riabilitativo, fatto di terapie strumentali,manuali e da esercizio terapeutico,  al fine consentire una corretta guarigione. Appare ovvio che i tempi di recupero sono strettamente legati al grado della lesione, ma anche al soggetto che l’ha subita. Sportivo o no? Giovane o adulto? Sono variabili che modificano le capacità di recupero.Mediamente possiamo indicare come tempistica per il recupero, da un 2-3 settimane, nelle distrazioni più semplici, ad anche 3-4 mesi nei casi più gravi. Ora sento la necessità di fare una puntualizzazione. Mi trovo spesso a lavorare con sportivi, dal professionista all’amatore e la domanda che pongono entrambi è: ”quanto ci vuole, fra quanto posso ritornare in campo?”. Quando indichiamo un tempo di recupero si tiene conto non solo della guarigione della ferita, ma anche (e direi soprattutto) del ripristino della funzionalità, dei tempi necessari per eliminare aderenze e cicatrici che predispongono il muscolo sicuramente ad una recidiva.

dott. Domenico Carnà

3917979592
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