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MAL DI SCHIENA

Fisioterapia Roccella
MAL DI SCHIENA O LOMBALGIA
Con il termine lombalgia indichiamo il tipico dolore, spesso improvviso e senza una causa apparente, che colpisce la schiena e nello specifico la zona lombare, da cui appunto il termine “lombalgia”.
La lombalgia, o più semplicemente “Mal di schiena”, è la sindrome dolorosa per cui, più frequentemente, si fa ricorso a cure fisioterapiche ed è fra le prime cause di assenza dal posto di lavoro. Si stima che la maggior parte della popolazione abbia sofferto, soffre o soffrirà almeno una volta nella propria vita di lombalgia.
Con il termine lombalgia indichiamo il tipico dolore, spesso improvviso e senza una causa apparente, che colpisce la schiena e nello specifico la zona lombare, da cui appunto il termine “lombalgia”.
La lombalgia, o più semplicemente “Mal di schiena”, è la sindrome dolorosa per cui, più frequentemente, si fa ricorso a cure fisioterapiche ed è fra le prime cause di assenza dal posto di lavoro. Si stima che la maggior parte della popolazione abbia sofferto, soffre o soffrirà almeno una volta nella propria vita di lombalgia.
Spesso chi viene colpito da lombalgia, in particolare per la prima volta, non ricorre a cure mediche; questo è dovuto alla tipica brevità dell’episodio doloroso. Tuttavia circa 1 paziente su 3 presenterà episodi di ricomparsa del dolore nell’anno seguente.

CLASSIFICAZIONE
Lombalgia di origine Meccanica: alterazioni che coinvolgono la colonna vertebrale e le strutture vicine (Ernia del disco, Artrosi, Contratture dei muscoli paravertebrali, Fratture lombari, scivolamenti vertebrali); quella meccanica è la causa più frequente di lombalgia;
Lombalgia di origine Non Meccanica: infezioni, patologie reumatologiche, neoplasie;
Lombalgia di origine Viscerale: patologie vascolari, disturbi agli organi addominali (reni, pancreas, intestino).

LOMBALGIA E LOMBOSCIATALGIA
Nell lombalgia il dolore è limitato al tratto lombare della colonna vertebrale, nella lombosciatalgia il dolore, partendo dalla schiena, si irradia lungo l’arto inferiore, in corrispondenza, appunto, del decorso del nervo sciatico.
La causa principale di tale irradiazione è la compressione delle radici nervose da parte di una “ernia” discale.

Spesso, in verità, si parla impropriamente di ernia del disco, che rappresenta la condizione terminale della rottura del disco intervertebrale, quella in cui la parte esterna del disco di fissura ed il nucleo del disco stesso migra verso l’esterno in direzione del canale midollare. Spesso la condizione che genere la compressione è piuttosto una protrusione, o bulging discale, in cui l’anello esterno del disco è ancora integro, ma forma una tipica “bolla” che invade il canale vertebrale comprimendo sulle radici.
In entrambi i casi, sarà necessario agire immediatamente sul dolore con terapia strumentale e manuale cercando di ridurre la dipendenza e l’abuso di farmaci.
Bisognerà lavorare sulla funzionalità vertebrale, sulle contratture muscolari, sull’igiene posturale e sulla presa di coscienza della propria postura durante le attività quotidiane e lavorative.

TRATTAMENTO DELA LOMBALGIA
– TERAPIA STRUMENTALE: Tens, Diadinamiche, Laser, Ultrasuoni, Tecar, ecc..;
– MASSOTERAPIA DECONTRATTURANTE;
– MANIPOLAZIONI E MOBILIZZAZIONI VERTEBRALI;
– ESERCIZI POSTURALI.

Sono proprio gli ultimi, gli esercizi posturali, che svolgono il ruolo più importante. Spiego sempre ai miei pazienti che la scomparsa del dolore non è per sempre, tuttavia si può lavorare in anticipo per ritardarne la comparsa e ridurne comunque l’intensità.
Il paziente lombalgico dovrà svolgere esercizi specifici con costanza, agendo sul benessere dell’intera colonna vertebrale, ma lavorando anche sui cingoli scapolare e pelvico e sulla muscolatura degli arti.
Questi esercizi, una volta appresi in studio, potranno, tranquillamente, essere ripetuti a casa; ai miei pazienti consiglio non più di 2-3 volte alla settimana, ricordando loro che questa ginnastica dovrà diventare una buona abitudine di vita. La chiave è mantenere mobile la colonna e le strutture ad essa connesse senza però creare sovraccarichi.
Questo tipo di lavoro verrà intensificato una volta l’anno, affidandosi nuovamente al fisioterapista, con l’aggiunta di terapia strumentale, manipolazioni o massaggi.
Il paziente non dovrà avere fretta nei risultati, è fondamentale che il fisioterapista non crei false aspettative; le variabili per ogni paziente sono molte, a partire dall’età, l’attività lavorativa, il peso, la condizione fisica generale, per cui bisogna rassicurare il paziente sul fatto che agendo nel modo corretto si avrà un beneficio, ma spiegare anche come la costanza, e dunque il tempo, sono elementi necessari.
Altrettanto necessario sarà per il fisioterapista individuare i fattori di rischio individuali; ovviamente non si potrà dire al muratore di non andare a lavoro, ma si potrà consigliare il modo migliore per limitare i danni.
Spesso mi accorgo che il paziente non coglie il pericolo legato ad una certa attività perché è abituato a svolgere quel lavoro da sempre. Per cui, dalla casalinga al falegname ed anche all’impiegato, risulta fondamentale istruire correttamente il paziente. Questo passaggio fa la differenza fra la possibilità di riuscire o fallire nel trattamento.

dott. Domenico Carnà

3917979592
info@fisioterapiaroccella.it
www.fisioterapiaroccella.it


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