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TECAR TERAPIA

Fisioterapia Roccella
La Tecar, o termoterapia endogena, o anche diatermia,
è, fra le terapie strumentali, quella che, negli ultimi anni, ha avuto sicuramente un notevole "successo". Ogni studio di fisioperapia, o quasi, ha al proprio interno un macchinario per tecarterapia. Come si giustifica Il "fenomeno" tecar? Marketing?... sicuramente si! Ma per quanto possano, le strategie di mercato, essere state efficaci, è indubbio che il successo sia dovuto anche alle capacità del macchinario, alle novità che ha introdotto in campo di strumentazione fisioterapica, ed evidentemente anche e soprattutto ai risultati ottenuti nelle applicazioni pratiche.

L'utilizzo del macchiinario dipende molto dall’esperienza dell’operatore, che sarà in grado di decidere come trattare al meglio il paziente. Non esistono protocolli standard, bisogna conoscere lo strumento e le sue modalità di applicazione, il tutto va poi cucito su misura sul paziente; non è detto, infatti, che due pazienti con lo stesso problema vangano trattati in modo identico. Anzi, personalmente, viste le potenzialità dello strumento, credo si debba andare oltre i canonici 20 minuti, di cui 10 CAP e 10 RES.

1. COME FUNZIONA
TECAR, ormai quasi tutti lo sanno, è l’acronimo di Trasferimento Energetico CApacitivo e Resistivo.
Già il nome spiega come funziona il macchinario, cioè inducendo un Trasferimento Energetico all’interno dei tessuti trattati producendo la tipica sensazione di calore avvertita durante le sedute.
Per adesso soffermiamoci sul concetto di trasferimento energetico, che è un po’ il fulcro della novità introdotta con il sistema Tecar.
In buona sostanza, senza citare i soliti concetti di fisica relativi al principio del Condensatore o alle frequenze impiegate (informazioni facilmente reperibili), il macchinario agisce inducendo uno spostamento di cariche elettriche, quelle che sono già presenti all’interno del corpo, producendo una concentrazione di tali cariche in prossimità dei tessuti che si sceglie di trattare.
Qui entra in gioco la funzione delle due diverse modalità, quella Capacitiva e quella Resistiva.
Normalmente si è soliti spiegare al paziente che con il sistema Capacitivo si ha un effetto prevalentemente in superficie, mentre con quello Resistivo si agisce più in profondità.
Questo perché, nella modalità capacitiva, le cariche si accumulano in prossimità dell’elettrodo stesso, il che lo rende più adatto al trattamento muscolare, mentre con il manipolo Resistivo la concentrazione aumenta in prossimità dei tessuti che offrono maggiore resistenza, per cui tessuto osseo, cartilagineo, tendini e/o legamenti.
Il motivo per cui questo avviene è legato al principio fisico che regola il funzionamento del macchinario che è, per chi fosse interessato ad approfondire, il principio del Condensatore.
Tutto questo spostamento e conseguente concentrazione di cariche si traduce in risposte biologiche da parte dei tessuti coinvolti che attivano i propri processi metabolici al fine di velocizzare i normali processi di guarigione.

2. COSA CURA
Secondo alcuni la TECAR è la manna dal cielo scesa in aiuto di ogni fisioterapista, e così è stato per molti, soprattutto nei primi anni della sua “venuta”. Oggi la TECAR è utilizzata per trattare principalmente disturbi muscolo-scheletrici che vanno dalla semplice contrattura muscolare al danno articolare con lesioni tendinee o legamentose (laddove ovviamente non sia richiesto un intervento chirurgico).
Ottimi risultati si ottengono anche nel trattamento dell’edema o del gonfiore attraverso una efficacissima azione drenante.




L’efficacia dell’azione drenante della TECAR ne consente l’utilizzo (sempre più frequente) anche in campo estetico, favorendo il drenaggio linfatico, così da ridurre i problemi annessi.
E’ possibile curare tutte le patologie muscolo-scheletriche?
Bisogna, innanzitutto, capire cosa si intende per curare, soprattutto di fronte ad una patologia cronico-degenerativa, come ad esempio l’artrosi. Bisogna capire quali sono i risultati attesi dalla simpatica paziente ottantenne che accusa dolori alla schiena e, non da meno quale è il rapporto costo/beneficio (mediamente una seduta di TECAR ha un costo di 35/40 €) – d’altra parte, va detto, sempre più spesso i pazienti arrivano in studio con prescrizioni di TECAR anche quando (a mio parere, sia chiaro) basterebbe qualche altra terapia molto meno costosa. La Tecar, di fronte un legamento rotto, non può ricucirlo; di fronte un’ernia del disco non può rigenerare il disco stesso.
Ed allora quando usare la Tecar? I risultati migliori si ottengono nel trattamento di patologie, anche molto difficoltose da trattare, come tendiniti e infiammazioni articolari; ottimi risultati si ottengono nel trattamento della pubalgia, epicondilite(gomito del tennista), tendinite achillea, lombalgie e cervicalgie; ovviamente, come già detto, nel trattamento dei disturbi muscolari che vanno dalla semplice contrattura alla distrazione.

3. COME SI UTILIZZA
Inizio subito col dire che non esiste un vero e proprio vademecum per un corretto utilizzo del macchinario per ogni patologia. Certo, ci sono i principi generali relativi alla scelta della modalità (anche se preferibilmente si utilizzano sia la capacitiva che la resistiva nella stessa seduta – non essendo comunque un obbligo); poi c’è da decidere l’intensità di lavoro (per intenderci quanto incremento termico produrre); non meno importante è la scelta di posizionamento della piastra metallica e la posizione del paziente.



Qui molto dipende dall’esperienza dell’operatore, che sarà in grado di decidere come trattare al meglio il paziente; non è detto, infatti, che due pazienti con lo stesso problema vangano trattati in modo identico. Anzi, personalmente, viste le potenzialità dello strumento, credo si debba andare oltre i canonici 20 minuti, di cui 10 CAP e 10 RES.
Un’altra questione riguarda il numero di sedute. Pare ovvio e ragionevole considerare, in primis, il problema da risolvere così da poter indicare un numero ideale di sedute. Solitamente, per le altre terapie strumentali (laser, ultrasuoni, magneto, ecc.), si indica un numero tra 10-12 sedute; per la tecar ritengo si possa quanto meno partire con un numero di sedute tra 3 e 6 da effettuare anche a giorni alterni.
Al termine del primo ciclo è bene rivalutare il paziente e stabilire se i risultati attesi sono stati raggiunti o meno ed a quel punto decidere se continuare, modificare o terminare il lavoro.

dott. Domenico Carnà

3917979592
info@fisioterapiaroccella.it
www.fisioterapiaroccella.it


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